Quel passato mi tormenta …
A partire dagli anni ’60 si assiste a un cambiamento della visione dell’infanzia.
Il bambino comincia ad essere visto come portatore di diritti.
Gli adulti significativi assumono così la funzione di sollecitare competenze sociali e cognitive verso le quali già il bambino è predisposto.
Nell’immaginario le figure genitoriali sono considerate sempre capaci di proteggere e crescere in maniera armoniosa i propri figli.
Appare inconcepibile che una certa parte di adulti possa intenzionalmente nuocere alla prole con azioni abusanti, con comportamenti verbali violenti, aggressivi e denigratori.
Non vi è ormai alcun dubbio sulla gravità delle conseguenze che la violenza provoca, soprattutto in soggetti in via di sviluppo.
Le piccole vittime sono tutte accumunate da gravi carenze nelle relazioni con le figure di allevamento, da una immagine negativa di sé, da sfiducia, incertezza e fragilità emotiva.
I genitori violenti, abusanti e trascuranti, infatti, spesso nutrono essi stessi sentimenti contraddittori verso i figli che diventano oggetto a volte di odio, altre volte di amore e di attenzioni.
La violenza familiare possiede sfaccettature complesse, che nel tempo soprattutto nell’età adolescenziale o adulta va verso quadri psicopatologici: comportamenti chiaramente antisociali, disturbi dell’alimentazione, quadri depressivi, promiscuità, disturbi della personalità, uso di droghe e di alcool, sindromi dissociativi.
Se un bambino ha vissuto a lungo in una situazione di maltrattamento o di abuso e , in adolescenza, sente esplodere la sofferenza non è in grado di rintracciare le connessioni con quelle esperienze negative pregresse alle quali sembrava essersi adattato e che, comunque, riteneva superate.
Attualmente sappiamo che nella popolazione infantile vi è un numero di vittime nettamente superiore a quella che giunge all’attenzione dei servizi e dell’istituzione.
Vi sono diverse forme di violenza nei confronti dei bambini.
La prima è il maltrattamento psicologico, con cui si intende la reiterazione di pattern comportamentali o modelli relazionali che convogliano sul bambino l’idea che vale poco, che non è amato, non è desiderato. All’interno del maltrattamento psicologico ci sono cinque categorie comportamentali distinte: disprezzare, terrorizzare, corrompere, isolare, mancare di responsività emozionale.
Le conseguenze negative del maltrattamento psicologico sono: enuresi, encopresi, disturbi dell’alimentazione, bassa stima di sé, difficoltà nell’apprendimento, ritardo nello sviluppo, uso di droga.
La seconda forma di violenza è la trascuratezza, che equivale a un indifferenza emotiva o di cure.
La terza forma di violenza è l’abuso sessuale.
L’abuso sessuale è certamente il più grave e pericoloso per la salute psichica a breve e a lungo termine.
La quarta forma è il maltrattamento fisico che come per l’abuso sessuale porta al manifestarsi di sintomi post-traumatici e fenomeni di rimozione.
Nella letteratura sulle conseguenze psicologiche delle diverse forme di abuso e di maltrattamento , si fa spesso riferimento a due principali nuclei , la colpa e la vergogna, che sembra caratterizzare più di altre l’universo emozionale che domina nelle piccole vittime.
La vergogna è sempre distruttiva , devastante e mal adattiva.
Nella colpa il focus viene posto sulle azioni, nella vergogna invece viene posta sul Sé che diventa l’oggetto principale della valutazione negativa.
Un passaggio importante , nell’elaborazione dell’esperienze di violenza, è quello che consente al soggetto , adulto o bambino, di rileggere le proprie esperienze accettando, come dice Miller, il dolore di dover ammettere di essere stati rifiutati o abbandonati.
Un passaggio che con delicatezza e ferma pazienza deve pian piano indurre l’idea che la colpa non è dentro di sé , ma all’esterno.
Se anche te senti che il peso del tuo passato influenza e ostacola il tuo presente, puoi chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta, che ti condurrà per mano e con delicatezza verso un miglio equilibrio che ti permetterà di vivere senza il peso dei fantasmi del passato.